EQUILIBRIO VITALE

Non riesco nemmeno a ricordare quando il tema della salute è entrato nella mia vita.

Ha avuto sempre un ruolo, un significato  un’importanza, mai dimenticata, sempre valorizzata. Forse da sempre e per sempre sarà così.

Principalmente per la mia sensibilità, la mia necessità introspettiva e il bisogno di equilibrio, che hanno influenzato anche il mio percorso di studio, le mie scelte formative e lavorative.

Ho sempre pensato che sia impossibile scindere la salute fisica da quella mentale.

E che sia un concetto molto più articolato rispetto a quello che pensiamo.

E anche l’ OMS la pensa così:

“La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non semplice assenza di malattia o di infermità”.

La salute non è semplicemente non essere ammalati, è più uno stare in equilibrio.

Forse niente di nuovo, forse niente di strano.

Ma quanto siamo disposti ad accettare questo?

Perché l’equilibrio richiede tanto e costante lavoro.

Ed è determinato da tanti fattori molto spesso difficili da gestire insieme.

Se poi parliamo di benessere mentale la situazione un po’si complica, arricchendosi di pregiudizi e idee confuse.

Si perché se il benessere fisico in qualche modo rimane un’ aspetto evidente, più o meno tangibile, che pur dovendo a volte  percorrere strade tortuose e complicate, viene socialmente riconosciuto, compreso e sostenuto, quando si parla di mente ed emotività il riconoscimento lascia il posto all’oscurità e all’oblio.

Nella mia esperienza lavorativa ho imparato che se la mancanza di salute fisica viene spesso  attribuita a cause esterne e alla sfortuna, la mancanza di equilibrio mentale (anche se transitoria) è vissuta spesso come una colpa, una fragilità, una imperdonabile mancanza, soprattutto da chi la vive.

E cosa ancora più assurda, se non si riesce ad avere una diagnosi di un disturbo che dia un nome ad un malessere si  rischia di essere etichettati come malati immaginari, senza la volontà di indagare oltre.

E questo porta non solo alla minimizzazione del problema ma ad una sorta di volontà di “tanto si risolve da sé ” che poi sfocia in un disequilibrio più generale, che intacca prima il benessere fisico e poi quello sociale, facendoci perdere lentamente la tanto importante salute.

E la società di certo non ci aiuta quando pubblicizza farmaci per l’ansia sostenendo che può consigliarteli il tuo farmacista. Come se la fragilità emotiva potesse essere chimicamente risolta.

Invece la nostra mente ha bisogno di tempo e spazio  per ricaricarsi; ha bisogno spesso di liberarsi dal peso delle fatiche quotidiane;  di ri-ossigenarsi; di essere ascoltata e supportata.

Perché non ha solo bisogno di alcune sostanza che le permettano di migliorare le performance, ma di letture, dialoghi, riposi e soprattutto ASCOLTO.

Il disagio mentale ha in noi spesso radici tanto profonde che non si può pensare che solo una pastiglia possa risolvere il malessere.

Si deve avere il coraggio di scavare a fondo.

È dura e serve coraggio, ma se c’è una cosa che la pandemia ci ha insegnato (visto che parliamo di salute) è che l’insabbiamento non risolve il problema, semmai lo amplifica.

Ci costringiamo a vivere vite dove teniamo sempre duro, dove essere tristi fa parte della vita segreta, l’ansia si trasforma in un corpo ammalato, i pensieri più cupi portano a gesti estremi,  il dolore non può essere espresso.

Io ho conosciuto chi con il vero disagio mentale è stato costretto a conviverci; chi ha avuto una vita segnata, e che con le unghie e con i denti ha lottato per cercare di condurre una vita in equilibrio.

Soffrendo, sperimentando, vivendo l’isolamento e bramando la luce.

E a loro penso sempre nei momenti di difficoltà.

Perché loro non hanno potuto scegliere liberamente di stare bene.

Noi invece, grazie alle risorse che abbiamo possiamo sceglierlo.

E quando penso a quando tutto questo fa paura mi rattristo molto, perché alla fine è come se non riuscissimo ad accettare la nostra umanità

Fragile, contraddittoria, esposta agli eventi della vita.

E che ha volte ha bisogno di essere incoraggiata e sostenuta; a volte lasciata disperare; a volte accettata. Sempre amata.

Spero sempre che un giorno saremo in grado di ritrovarci, nel nostro essere parti che si completano che camminano in equilibrio sul filo della vita.